IL NOSTRO CAMMINO QUARESIMALE

Quando si apre il tempo forte della Quaresima, ogni cristiano si dovrebbe interrogare circa la propria identità e verità. In tal senso è bene che ciascuno di noi raduni tutte le proprie energie in vista di un mutamento del consueto pensare, parlare, operare, per ritornare al Signore dal quale spesso si è allontanato.

Ciascuno di noi è peccatore, sbaglia bersaglio nella vita, si confessa perciò creatura fragile, incapace di rispondere al disegno di amore del Padre.

Insieme all’apostolo Paolo ogni cristiano dovrebbe ricordare che “Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io” (1Tm 1,15).

Riconoscere dunque il proprio peccato è il primo passo per vivere la Quaresima, e insieme a questo, riconoscersi bisognosi di perdono e del perdono del Padre.

I padri del deserto ammonivano: “Chi riconosce il proprio peccato è più grande di chi fa miracoli e risuscita un morto”. L’imposizione delle ceneri all’inizio del cammino Quaresimale ci ricorda infatti che stiamo percorrendo un cammino di conversione, di ritorno al Padre, credendo alla buona notizia del Vangelo che è la nostra assoluta verità.

Per vivere concretamente questo “ritorno”, la Chiesa chiede a ciascuno di noi, di intensificare l’ascolto della Parola di Dio contenuta nelle Scritture: “Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore(Dt 8,3). Questa citazione del Deuteronomio, ricordata nella prima domenica di Quaresima, nell’Evangelo secondo Matteo, ci ripresenta il tema delle tentazioni di Gesù nel deserto, strettamente legate al suo battesimo.

Unitamente al grande tema della tentazione, e dunque della lotta spirituale, purtroppo oggi alquanto desueta, la citazione del Deuteronomio ricorda al cristiano il digiuno, non come mortificazione e sofferenza, ma come condivisione con gli altri fratelli. E’ il digiuno indicato dal profeta Isaia che consiste nel supplire ai bisogni degli affamati, nel liberare gli oppressi, nel soccorrere chi non possiede nulla.

“Il digiuno inoltre ci ricorda che cibo e vita sono doni di Dio, che noi siamo creature, con bisogni pulsanti che ci abitano e che devono essere vagliati, conosciuti, ordinati in modo che possano divenire desideri e non ci trascinino con la loro prepotenza” (E. Bianchi).

Non c’è digiuno, poi, senza ascolto: ascolto della Parola di Dio come manna che nel deserto si fa “cibo degli angeli”, perché proprio attraverso la manna Dio ha voluto mostrare che è la sua Parola a conservare in vita coloro che credono in Lui. Il Deuteronomio ci riconduce al cammino di ogni uomo nel proprio deserto interiore:Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi” (Dt 8,2). Il tempo di Quaresima è dunque il luogo nel quale ogni credente, alla luce della Parola di Dio, sonda l’orientamento del proprio cuore, scava, si fa scavare, in se stesso.

 

 

Fernanda e Marco – monaci diocesani –

Eremo San Leonardo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Tempo esaurito. Ricarica il CAPTCHA