Gennaio
Il tempo dell’inizio
La neve che in gennaio copre la terra è un simbolo: ci indica che dobbiamo seppellire il vecchio. Ogni anno ci auguriamo che Dio rinnovi interiormente la nostra vita, confidiamo di fare delle esperienze nuove. Nonostante continuiamo a sperimentare che restiamo quelli che eravamo, nutriamo la speranza che sotto il manto di neve il vecchio vada a riposo, in modo che possa nascere la vita giovane e incontaminata. Alimentiamo la speranza che, una volta sciolta la neve, in noi spunti il nuovo.
Ogni inizio possiede qualcosa di magico. Il nuovo ha un suo fascino. L’automobile nuova luccica. Indossare un vestito nuovo significa anche sentirsi nuovi, sentirsi più belli che con i vestiti vecchi. In fondo c’è sempre anche la speranza di essere un uomo nuovo, di potersi comportare in modo nuovo, di non essere più identificati dagli altri con il vecchio ruolo. Incominciare significa por mano a qualcosa, plasmare la propria vita.
Il verbo tedesco beginnen, ‘incominciare’, in origine significava ‘ rendere coltivabile’: nell’anno nuovo dobbiamo incominciare a rendere coltivabile il campo della nostra vita, affinché dentro di noi possa crescere qualcosa di nuovo.
l’anno nuovo è ogni volta una promessa che anche in noi si verifichi qualcosa di nuovo. la novità ci affascina. nel nuovo c’è il presentimento che esso sia migliore del vecchio, che lì ci venga incontro qualcosa di intatto e di genuino, qualcosa di perfetto e di sanante.
Molti con il nuovo anno fanno dei proponimenti: vogliono ricominciare. Al tempo stesso però sanno che “ogni inizio è difficile”. Questo vecchio detto rende esplicita un’esperienza che molti fanno al momento dell’inizio: non sanno da che parte cominciare. Hanno paura ad affrontare il nuovo. Non ne conoscono le conseguenze. E non hanno ancora trovato una via per prendere in mano il nuovo. Quel detto, allo stesso tempo, vuole liberarci dalla paura: confermando che ogni inizio è difficile, non ci consente di incolparci se per caso ci troviamo in difficoltà a ricominciare. “Ogni inizio è difficile” ci sollecita a intraprendere il nuovo, con le paure che comporta. Ma ci incoraggia anche a varcare la soglia psicologica e a cimentarci con il nuovo, malgrado tutte le difficoltà
Il verbo tedesco anfangen, di solito reso in italiano con ‘incominciare’, significa originariamente ‘afferrare, agguantare, prendere in mano’. Se non sappiamo che cosa prendiamo ai mano e che cosa afferriamo, abbiamo paura: potremmo scottarci le dita, per esempio, toccando un oggetto troppo caldo. Oppure temiamo di prenderlo in mano per il verso sbagliato, rischiando che l’oggetto nuovo e sconosciuto si rompa nelle nostre mani. Perciò serve cautela nell’affrontare gli inizi, ma serve anche la fiducia che quello che prendiamo in mano si lasci plasmare. È soltanto il primo momento a farci paura. Appena l’abbiamo preso in mano, il nuovo ci diventa familiare. E sentiamo subito come lo dobbiamo trattare. Perciò quel detto vuole incoraggiarci a pigliare e a prendere in mano ciò che ci sta davanti; siccome però ogni inizio è difficile, dobbiamo farlo con cautela e consapevolezza.
Può essere che dopo alcune settimane dell’anno nuovo facciamo l’esperienza che il nuovo non è diverso dal vecchio. Ricadiamo negli stessi errori. Per l’anno nuovo avevamo fatto dei proponimenti affinché tutto fosse diverso, ma poi siamo costretti a prendere atto che – di fronte ai conflitti, a una critica e alle diverse problematiche – non reagiamo in maniera diversa da come facevamo nell’anno passato. Si insinua la medesima vigliaccheria, la stessa indecisione, la stessa mancanza di chiarezza. Allora ci ritroviamo delusi e pensiamo che non abbia senso fare dei propositi: la vita continua imperterrita il suo corso.
Queste esperienze di delusione non devono tuttavia indurci alla rassegnazione. Il nuovo anno ci addita la vita nuova che ci è stata donata dal Natale. Anche se il nuovo inizio al principio dell’anno non è andato tanto bene, non è mai troppo tari per ricominciare. Dio ricomincia sempre da capo con noi, colmandoci della sua vita. Non siamo limitati, bloccati dal passato: possiamo cimentarci nel nuovo.
Quando il primo giorno di gennaio ci scambiamo gli auguri di buon anno o di “un anno nuovo colmo di benedizioni”, ci auguriamo a vicenda che l’anno porti solo bene. Vogliamo che sia buono per noi e che sia benedetto. Tutto ciò che prendiamo in mano dovrebbe essere benedetto e portare benedizione. Al principio dell’anno nuovo non conosciamo tutto quello che esso ci porterà. Pertanto mostriamo una grande fiducia. Infatti la nostra esperienza ci dice che non abbiamo garanzie. Potremmo ammalarci, potremmo incontrare momenti di crisi che ci fanno vacillare, potremmo perdere per sempre delle persone care.
La benedizione che auguriamo l’un l’altro per l’anno nuovo vuole esprimere questo atto di fiducia: non esiste niente che non possa trasformarsi in benedizione. La fede nella benedizione di Dio, che tiene sempre la sua mano sopra di noi per benedirci e proteggerci, ci sgrava da tutte le congetture su ciò che l’anno potrebbe portarci. Sappiamo che qualunque cosa succeda, nulla ci potrà mai separare dall’amore di Dio (crf. Rm 8,38). Nulla ci può spezzare perché, con le nostre fragilità e le nostre lacerazioni siamo sotto la sua benedizione.
Vi auguro quindi un anno nuovo che sia benedetto. Affidatevi alla nuova vita che è in voi. E confidate che il vostro cammino è sotto la benedizione di Dio. La benedizione divina vi accompagni in modo che tutto quello cui porrete mano si trasformi in benedizione per voi e per tutte le persone con le quali e per le quali vivete e lavorate.
Vi auguro di incominciare l’anno nuovo con una nuova speranza e di sperimentare la magia della novità. Confidate che Dio vi doni nuove possibilità, nuove prospettive, nuove capacità, affinché anche voi possiate provare sempre di nuovo, dentro di voi e attorno a voi, lo splendore del nuovo e dell’incontaminato.
Anselm Grün, Vivere con semplicità. Il grande libro della spiritualità e dell’arte di vivere, Queriniana Editrice, Brescia 2012